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Una Cosa Sola – Riassunto

Come pensare in grande ma agire in piccolo, smettere di essere produttivi per diventare efficaci e non lasciare mai che il lavoro metta a rischio tutto il resto: di questo parla Una Cosa Sola: L’unico metodo per fissare le priorità e ottenere risultati eccezionali, di Gary Keller e Jay Papasan.

Gary Keller aveva gestito attività di successo, ma sentiva che la sua vita non funzionava più. Riflettendo sulle esperienze passate, si rese conto che aveva avuto successo solo quando si era concentrato su una cosa. 

Ma è veramente possibile ridurre tutte le cose da fare, sul lavoro e nella vita privata, ad un’unica cosa?

Scopri come!

Una cosa sola

La vita è troppo breve per passarla nel limbo dei dovrei, potrei, mi piacerebbe.

Non sottovalutare le tue possibilità. Quanto più restringi il focus, tanto più diventi  capace di raggiungere risultati inaspettati.

Liberarsi dei falsi miti

Per iniziare sgombriamo il campo da sei false credenze che ci limitano.

 

1. Tutti i compiti sono ugualmente importanti

Le to-do list sono un classico dell’organizzazione del lavoro e hanno il loro perché. Il problema è che le liste spesso includono attività con impatto potenziale molto diverso, mettendole tutte sullo stesso piano.

Vanno bene come punto di partenza, ma poi è necessario capire il livello di priorità di ogni azione.

 

2. Chi fa multitasking è più efficiente

Esistono attività che puoi svolgere insieme senza interferenza, perché il cervello attiva canali diversi per ciascuna. Camminare o guidare ad esempio sono attività che riusciamo a gestire in automatico e non ci impediscono di pensare. Purtroppo però facendo due cose alla volta rischi di non concentrarti né su una né sull’altra.

Inoltre ogni volta che lo obblighi a saltare da un compito all’altro il cervello ha bisogno di qualche istante per resettarsi: rimettere a fuoco la questione, ricordarsi obiettivi, problemi, dove eri rimasto. Questo comporta consumo di tempo ma soprattutto di energia, col risultato che a fine giornata potresti aver concluso poco ma essere comunque stanco.

 

3. Per avere successo serve tanta disciplina

Non abbiamo bisogno di più disciplina, ma di abitudini positive, automatismi che ci aiutano a fare stancandoci di meno.

Ci sono cose importanti che rimandi sempre? Falle diventare delle nuove abitudini. All’inizio ti servirà un po’ di autodisciplina, poi andrai avanti per inerzia e potrai usare la stessa energia per instaurare nuovi automatismi utili.

 

4. La forza di volontà è sempre a portata di mano

Il famoso esperimento dei Marshmallow ha dimostrato che chi ha più forza di volontà per rinunciare all’uovo oggi in vista della gallina di domani ottiene migliori risultati nella vita.

Tuttavia altri esperimenti hanno dimostrato che la forza di volontà è una risorsa limitata. Ad esempio, studenti che si erano impegnati a memorizzare una serie di cifre erano più portati a scegliere una fetta di torta piuttosto che una macedonia, rispetto a quelli che non avevano fatto niente.

È importante saper amministrare la propria riserva di forza di volontà, usandola solo per ciò che può far davvero la differenza! Durante la giornata lentamente ma inesorabilmente si consuma, ad esempio quando:

  • Mettiamo in atto nuovi comportamenti
  • Eliminiamo le distrazioni
  • Resistiamo alle tentazioni
  • Sopprimiamo le emozioni
  • Reprimiamo gli impulsi
  • Controlliamo l’aggressività
  • Affrontiamo esami
  • Abbiamo paura
  • Facciamo cose che non ci piacciono

Gary Keller consiglia di affrontare i compiti più importanti nella prima parte della giornata, quando siamo ancora belli carichi. Perché fare le cose nel modo più faticoso? Non combattere con la forza di volontà, impara a gestirla e sarà il carburante dei tuoi progressi.

 

5. La vita è una questione d’equilibrio

Fino a poco tempo fa, il lavoro occupava quasi tutta la giornata della maggior parte delle persone e il tempo libero non esisteva. Il concetto di equilibrio tra lavoro e vita privata è quindi recentissimo. E secondo l’autore di Una cosa sola, è un falso mito.

Infatti dobbiamo accettare il fatto che raggiungere obiettivi ambiziosi implica degli squilibri nelle diverse sfere della nostra esistenza. Per Keller, l’equilibrio è un’illusione: osserva attentamente una ballerina di danza classica e vedrai che non sta sulle punte immobile, ma alternando infinite micro-oscillazioni.

Allo stesso modo per avere una vita soddisfacente non ha senso pensare di occuparci costantemente di tutto. Meglio piuttosto cercare di controbilanciare i piccoli o grandi squilibri che naturalmente si creano. Una cosa alla volta.

Immagina lavoro e vita privata come a due contenitori separati. Nella vita privata pensa a breve termine e non far passare mai troppo tempo prima di ribilanciare l’attenzione per famiglia, amici, benessere. Nella professione è giusto pensare a lungo termine. Se hai un grande obiettivo, i compiti non essenziali resteranno naturalmente indietro. Accettalo.

 

6. Meglio non pensare troppo in grande

Spesso si associa l’avere grandi aspirazioni a una vita di stress e problemi nelle relazioni. Ma secondo gli autori non bisogna porre limiti alla possibilità di diventare ciò che vogliamo essere.

Capire cosa si vuole fare o costruire nella vita è il primo fondamentale passo per sentirsi realizzati. Raggiungere i nostri più alti obiettivi è più facile se li visualizziamo, immaginiamo con il maggior numero di dettagli come ci sentiremo quando ce l’avremo fatta. Meglio ancora se lo facciamo per ogni step che ci avvicina al risultato finale.

Pensare in grande non significa rinunciare agli affetti e alla cura di sé. Secondo l’autore, ognuno di noi è un giocoliere che tiene in aria cinque palline: lavoro, salute, famiglia, amici, etica. A un certo punto ci rendiamo conto che il lavoro è una pallina di gomma, le altre sono di vetro. Se sul lavoro pianifichiamo bene e siamo rigorosi, avremo più spazio per tutto il resto.

Il principio di Pareto

Ovvero perché non tutte le voci della nostra to-do list hanno la stessa importanza.

Durante la II Guerra Mondiale Joseph M. Juran, ingegnere della General Motors, scoprì che la maggior parte dei problemi di funzionamento dei veicoli (l’80%) dipendeva da pochi difetti di produzione, il 20% di quelli registrati. Aveva scoperto il principio di Pareto, o regola dell’80-20, oggi applicato in ogni campo della produttività e della crescita personale.

Se vuoi fare meno fatica e essere più soddisfatto, concentrati sui compiti che possono avere il maggiore impatto, sul tuo lavoro e la tua vita, quel 20% di task può portare all’80% dei risultati che vuoi ottenere.

Dalle liste di cose da fare alle liste per il successo

Forse anche tu scrivi lunghe liste di cose da fare. In Una cosa sola, leggiamo che le liste sono utili ma c’è un ma, anzi ce ne sono almeno due:

(1) Le cose da fare sono potenzialmente infinite.
Difficilmente riuscirai ad arrivare in fondo alla tua lista, perché nel frattempo saranno emersi nuovi task da portare a termine.

(2) Non tutte le voci sulla tua to-do list sono ugualmente importanti. Non solo: alcune sono molto ma molto più importanti delle altre!

Ma si può davvero rinunciare alle liste?”

La risposta è no. Sono un’ottima base per costruire una success list, un elenco che non contiene tutte le azioni che senti di dover portare a termine, ma solo le azioni più efficaci per raggiungere il tuo obiettivo.

Seleziona il 20% di voci che ritieni possano avere un impatto maggiore applicando il principio di Pareto. Queste sono le tue priorità, dimentica il resto dell’elenco.

L’effetto domino

Hai presente quando cade una tessera e spinge giù tutte le altre a catena? Si stima che ogni tessera sia capace di rovesciarne un’altra il 50% più larga.

Allo stesso modo allineando bene le nostre azioni in direzione dell’obiettivo finale, possiamo partire da un piccolo compito oggi per essere capaci di realizzare qualcosa di molto più grande domani.

L’effetto domino è una leva che amplifica esponenzialmente gli effetti delle nostre azioni.

Creare un’abitudine dopo l’altra con l’autodisciplina selettiva

Contrariamente a quanto pensa la maggior parte delle persone, il successo non è il risultato di una maratona della disciplina. Il successo si raggiunge attraverso una lunga successione di sprint, lunghi giusto il tempo necessario ad instaurare un nuova abitudine. Alimentati da quel minimo di forza di volontà che serve, niente di più.

Svegliarci mezzora prima per fare qualcosa che ci fa star bene, o per dedicarci a un sogno nel cassetto è difficile solo all’inizio. Quando ci impegniamo a farle costantemente, le cose difficili diventano abitudine, e l’abitudine rende facili le cose difficili.

Ma non mettere troppa carne al fuoco. Nessuno ha abbastanza forza di volontà per impegnarsi ad instaurare più di una nuova abitudine significativa alla volta. Le persone di successo non sono dei supereroi: semplicemente usano l’autodisciplina in modo selettivo, acquisendo un’abitudine dopo l’altra, sino ad arrivare all’obiettivo.

Creare abitudini potenti in modo sequenziale è la chiave della realizzazione personale. Secondo l’autore ci vogliono 66 giorni per rendere un’azione automatica, secondo altri 27 o addirittura 21.

La paura di dire no e gli altri ladri di produttività

Darsi delle priorità significa dire sì a un numero selezionato di azioni, ma significa soprattutto dire no a tutto ciò che non è essenziale. Quando tornò in Apple nel 1997, Steve Jobs decise di ridurre i prodotti del marchio da 350 a 10. Insomma disse 340 no.

Nelle aziende molti task possono essere delegati o automatizzati. Ma più le risorse sono limitate, più è indispensabile saper selezionare.

Per essere efficaci bisogna dire no anche agli altri ladri di produttività. La paura del caos, ad esempio spesso ci frena nel perseguire obiettivi importanti. Non dovremmo permetterglielo, imprevisti e disordine in vari ambiti sono normali e possiamo conviverci, controllando quel che possiamo controllare, cioè la nostra unica cosa.

Non ci aiuta neanche avere uno stile di vita non salutare. Abbiamo bisogno di cibo sano, di relazioni importanti e funzionali, di momenti per prenderci cura del nostro corpo e della nostra mente. Il tempo per tutto questo deve essere messo a calendario e non è negoziabile.

Scegliere la propria unica cosa

Per avere le risposte che contano bisogna farsi le domande giuste. Keller ne ha individuata una fondamentale, che chiama la domanda per focalizzarsi:

“Qual’è quella cosa che se fatta renderebbe tutte il resto più semplice o superfluo?”.

Funziona a tutti i livelli. Può aiutarti a capire cosa vuoi davvero dalla vita così come a pianificare i passi per arrivarci.

Il circolo virtuoso delle passioni

La passione ci porta a dedicare un tempo infinito a far pratica o lavorare su ciò che amiamo. Quel tempo speso si traduce in abilità, e man mano che le abilità crescono, crescono anche i risultati. Migliori risultati portano più soddisfazione nel fare le cose, più passione e più tempo dedicato. Può essere un circolo virtuoso che conduce a risultati straordinari.