La meditazione dà nuova forma al cervello

La meditazione rimodella il cervello

Sara Lazar è una ricercatrice di Harvard la cui missione è dare una spiegazione scientifica degli effetti di yoga e meditazione sulla mente. Sta rendendo visibile cosa accade al cervello di chi pratica: modifiche strutturali che ci fanno imparare con meno fatica e comportare in modo più costruttivo. E pare anche invecchiare più lentamente!

Tutto inizia nel 1994, quando Sara è una studentessa universitaria che ama correre e decide di partecipare alla maratona di Boston. Solo che esagera con gli allenamenti e si ritrova presto con schiena e ginocchia doloranti e un fisioterapista che le raccomanda niente corsa e molto stretching. 

Poco dopo legge di un corso di yoga che promette di sviluppare non solo la flessibilità, ma anche la forza. “Proprio quello di cui ho bisogno! Così mi tengo in allenamento e magari riesco pure a correre la maratona!” pensa Sara.

Va alla sua prima lezione, che le piace molto. Poi l’insegnante si mette a dire cose come: “Questo aprirà il vostro cuore e vi renderà più compassionevoli”. E Sara si indigna: “Ma perché questa donna parla di cose mediche?? No no, io sono qui solo per fare stretching!”.

Dopo qualche settimana però nota qualcosa di diverso: è davvero più calma e gestisce meglio le situazioni difficili. Si sente più comprensiva e le viene più semplice guardare le cose dal punto di vista degli altri. “Com’è possibile? Deve trattarsi dell’effetto placebo! Mi hanno detto che sarebbe successo e quindi inconsciamente me ne sono convinta”.

Da brava ricercatrice, decide quindi di andare a cercare evidenze scientifiche degli effetti benefici di meditazione e yoga. Gli studi precedenti sembrano confermare che queste pratiche allevino i sintomi dello stress e di diversi disturbi, tra cui depressione, ansia, dolore cronico, insonnia.

Sembra anche che chi pratica yoga o meditazione abbia una maggiore capacità di concentrazione. Ma soprattutto, che sia più felice: più soddisfatto, con una miglior qualità della vita

Sara è incredula. Non si spiega come fare il saluto al sole o osservare il proprio respiro possano avere un così grande impatto. Ed è così che decide di diventare un’esperta in neuroscienze dello yoga e della meditazione e di vederci chiaro.

Una premessa, forse non banale: il cervello è plastico. Grazie alla neuroplasticità, se sperimentiamo una nuova attività e la ripetiamo costantemente nel tempo, i nostri neuroni iniziano a comunicare tra loro in modo diverso. Oggi possiamo vederlo con i nostri occhi grazie alla risonanza magnetica, che altro non è che una scansione in tempo reale della nostra testa.

Sara sa di uno studio in cui sono state osservate le modificazioni cerebrali di persone che iniziavano da zero a fare giocoleria. Dopo tre mesi di pratica, la risonanza mostrava variazioni nella quantità di materia grigia di aree del cervello coinvolte nella visione di oggetti in movimento. 

Perché non dedicare uno studio analogo a meditazione e yoga? 

Detto fatto, Sara e il suo team reclutano un gruppo di persone abituate a meditare. Non monaci o insegnanti di meditazione ma persone che praticano trenta-quaranta minuti al giorno, da comparare con un campione analogo dal punto di vista demografico però formato da persone che non meditano.

Le risonanze magnetiche mostrano differenze significative. I meditatori avevano più materia grigia in diverse regioni del cervello. Una di queste era la corteccia prefrontale, coinvolta nella memoria di lavoro e nei processi decisionali. Ma non solo… 

Mettendo a sistema questi cambiamenti con i dati demografici, emerge che i meditatori di cinquant’anni hanno lo stesso volume di corteccia cerebrale di un venticinquenne. Insomma i dati suggeriscono che la meditazione rallenti il restringimento della struttura corticale che si ha con l’avanzare degli anni, una delle cause dei problemi di memoria negli anziani.

I risultati sono molto interessanti ma alcuni ricercatori sono critici: “I meditatori sono gente strana, magari sono vegetariani, magari queste differenze dipendono dall’alimentazione e dallo stile di vita”.

Quindi il gruppo di Sara decide di fare un ulteriore esperimento. Seleziona persone che non hanno mai meditato prima, scansiona i loro cervelli, poi li inserisce in un programma di riduzione dello stress basato sulla meditazione. Un protocollo che prevede 30-40 minuti di meditazione al giorno per 8 settimane.

Al termine del programma, i ricercatori scoprono che diverse aree del cervello dei partecipanti sono cresciute. L’ippocampo per esempio, importante per l’apprendimento e la memoria, ma anche per la regolazione delle emozioni. Infatti tende a rimpicciolirsi in caso di depressione e sindrome da shock post traumatico.

È visibilmente diversa anche la giunzione temporoparietale, sopra l’orecchio destro, importante per vedere le cose da altri punti di vista, per l’empatia, la compassione. Tutte cose che chi ha provato lo yoga o la meditazione per un tempo abbastanza lungo sente cambiate.

L’amigdala invece si è rimpicciolita, e questo è positivo perché è dimostrato che aumenta di volume con lo stress. E poi una volta che si è espansa a causa di una situazione stressante, continuiamo a stare sul chi va là anche se non ce n’è più motivo, costantemente in stato fight or flight. Mentre chi ha un’amigdala piccola è di solito più calmo e lucido anche nelle situazioni difficili.

Insomma completato il programma queste persone sono più felici, nonostante l’economia continui ad andar male e le loro vite siano ancora stressanti. Un indizio che la felicità dobbiamo cercarla dentro di noi, forse? Da un punto di vista scientifico, la prova che l’amigdala non risponde direttamente alle circostanze in cui ci troviamo, ma al modo in cui le affrontiamo. Al nostro mindset, insomma.

Questo esperimento dimostra che chi pratica regolarmente yoga e meditazione non dice “sto meglio” per effetto placebo o per impressionarci: sta proprio meglio da un punto di vista neurobiologico. Meditazione e yoga possono realmente cambiare il tuo cervello!

Oggi Sara Lazar continua a praticare yoga e mindfulness ed è una figura di riferimento delle neuroscienze applicate a queste pratiche. Ecco la sua storia raccontata da lei stessa al TedX!