La mente è un coltello e la meditazione è indispensabile per imparare ad usarlo

Perché meditare è indispensabile

We have shaped and reshaped this planet, we can examine the smallest atom and go into space (…). But we have never been more miserable as a species.

Abbiamo trasformato il pianeta, possiamo esaminare il più piccolo degli atomi, possiamo andare nello spazio (…). Ma come specie non siamo mai stati così miserabili.
– Shyam Bhat

Secondo Shyam Bhat – pioniere della psichiatria olistica – oggi la meditazione è l’abilità che è più importante acquisire, quella che più di tutte può cambiarci la vita.

Gli esseri umani hanno raggiunto vette altissime in campo tecnologico e scientifico, ma non sono mai stati così disperati. Negli USA Il 13% degli abitanti assume antidepressivi, mentre in India il 40% di chi lavora nelle multinazionali soffre di stress, ansia e depressione e ogni anno si suicidano 150-180.000 giovani tra i 15 e i 18 anni. Omicidi, violenze, divorzi, solitudine sono all’ordine del giorno nella nostra società.

E se la sofferenza e il progresso avessero la stessa causa?

Gioie e dolori della corteccia prefrontale  

Il cervello umano è unico: a differenza di quanto accade nelle altre specie, la corteccia prefrontale ci permette di elaborare un’idea e di comunicarla ad altre persone che la interpreteranno.

Grazie alla corteccia prefrontale, non siamo vittime dei capricci della natura e possiamo dedicarci alla contemplazione

Il nostro cervello è una macchina che crea realtà virtuali, ci permette di immaginare diversi scenari e di scegliere cosa vogliamo fare nella vita. Se siamo al vertice della catena alimentare non è sicuramente perché siamo più forti o più veloci delle altre specie, è solo grazie al potere della nostra mente.

Il problema è che il nostro cervello soppesa e compara in continuazione. Così, magari, mentre guardi un video su YouTube stai pensando che ce ne doveva essere uno migliore o che forse era meglio guardare una serie. La mente stabilisce chi sono, qual è la mia storia e se quello che mi sta succedendo sta bene nella mia storia o voglio che accada qualcosa di diverso.

La corteccia prefrontale ci permette di fare confronti e ci porta a essere spesso insoddisfatti. Probabilmente ti sarà capitato di riuscire a raggiungere un obiettivo: ottenere un lavoro, riuscire a laurearti, fidanzarti con la persona che ti piace… Per un po’ sei contento, poi ti abitui e a un certo punto ricominci a essere insofferente, perché vorresti qualcosa di più: un aumento, una casa più grande, sposarti…

Il nostro è un cervello davvero problematico. Perché non gli importa che noi siamo felici, che ci realizziamo: vuole solo farci sopravvivere. E spesso queste esigenze sono in conflitto.

La nostra è l’unica specie che possiede il concetto di futuro. Per gli animali esiste solo il presente, ti prestano attenzione o se ne vanno, non fingono di ascoltare mentre pensano a cosa fare dopo. Noi invece sappiamo che un giorno moriremo e dobbiamo vivere con questa consapevolezza, che può essere terribile. 

Ma c’è di peggio. 

In stato di attacco o fuga permanente

In fondo al nostro cervello c’è l’amigdala, un’area comune a tutti i mammiferi. Qui si generano istinti primordiali come la paura e la risposta di attacco o fuga. Reazioni fondamentali per la sopravvivenza, che hanno consentito alla nostra specie di arrivare sino a oggi.

Purtroppo però il numero di cose che ci fanno paura è aumentato a dismisura. Se per un animale il pericolo è una minaccia fisica, per noi lo è anche qualunque cosa metta in discussione il nostro senso dell’io e le nostre emozioni. Oggi noi sentiamo di dover difendere non solo il nostro corpo, ma anche la nostra identità.

Se il capo ci guarda in modo strano, se il nostro partner non ci richiama, ci sentiamo in pericolo. Viviamo in un mondo di credenze, le nostre, e difendiamo il nostro mondo interiore al pari del nostro corpo. Non esiste un altro animale che possa morire o uccidere per ciò in cui crede.

Noi ci prefiguriamo come le cose dovrebbero andare e se vanno diversamente lo prendiamo come un attacco personale. Ma la vita è un fluire di momenti che prescindono dalla nostra storia, e non accettarlo è come dire a un fiume che non deve scorrere. 

Quando ci succede una cosa bella siamo felici, ma ci attacchiamo ad essa per paura di perderla. Quando succede una cosa brutta vogliamo scappare. Non siamo mai nel momento presente a vivere la vita così com’è, ma viviamo in una realtà virtuale fatta di desideri e di paure, correndo sempre nel passato o nel futuro. Difendiamo a spada tratta le nostre convinzioni. È un modo folle di vivere, non è sano.

E la realtà che grazie a questo cervello abbiamo creato non fa che peggiorare la situazione.

I social media ci fanno credere che ciò che c’è fuori conti più di quel che è dentro di noi, che sia più importante come si appare di come ci si sente. Ed è capitato più volte che si siano suicidate persone che qualche giorno prima su Facebook sembravano felicissime. Forse non sappiamo neanche più cosa proviamo, proiettati all’esterno come siamo.

Come stai è una domanda fondamentale, ma spesso chi la fa non vuole avere una risposta sincera. E forse non sapremmo neanche darla quella risposta, perché non ci prendiamo mai il tempo di ascoltare quello che proviamo.

Ecco a cosa serve la meditazione: la meditazione è un modo per assumere il controllo della nostra mente. Purtroppo a scuola non ce lo insegnano.

A cosa serve la meditazione

Secondo studi scientifici, la meditazione: 

  • Riequilibra la corteccia prefrontale.
  • Riduce l’attività dell’amigdala.
  • Bilancia gli emisferi destro e sinistro.
  • Migliora la risposta immunitaria.
  • Abbassa la pressione sanguigna.
  • Potrebbe addirittura prevenire i tumori.

Immagina di ricevere un coltello affilato, senza sapere cos’è e come funziona. Si possono fare tante cose utili con un coltello ma se non sai che è uno strumento nelle tue mani rischi di ferirti di tanto in tanto e di pensare: “Cavolo, la vita è davvero dolorosa”.

Ecco, questo è più o meno quello che succede con la nostra mente. È lei che crea la sofferenza, e se impariamo a gestirla possiamo evitarlo. La meditazione serve a capire che il cervello è come un coltello affilato: se so come usarlo posso farci cose incredibili; se sono inconsapevole invece lo subisco e soffro inutilmente.

Ma soprattutto la meditazione ti fa conoscere te stesso. Ti svela chi sei e cosa desideri e ti insegna a gestire i desideri senza vivere in uno stato di stress permanente. 

Ti permette di alleggerire il cervello da pensieri negativi e ruminazioni mentali e di usarlo piuttosto per pianificare. Penserai al passato e al futuro solo quando ce n’è bisogno.

La meditazione ti dà il tempo di fermarti ad osservare ciò che accade intorno a te. 

È una strada per trovare la pace dentro di te, portatela appresso e riconnetterti con lei in qualsiasi momento, anche quando sei nell’occhio del ciclone.

Ci sono tanti tipi di meditazione. Quella basata sul respiro ha il vantaggio di lavorare sull’unica funzione del corpo che può essere sia volontaria che involontaria. Il respiro è connesso con le emozioni: quando sei stressato diventa più corto, si allunga quando sei rilassato, se ti arrabbi diventa affannoso. 

Per questo attraverso espirazione ed inspirazione possiamo connetterci con il nostro insconscio. Osservando il respiro possiamo osservare la mente inconscia con la mente conscia. Controllando il respiro possiamo influenzare il nostro stato d’animo.

Da quindici anni Shyam Bhat usa la meditazione per trattare i pazienti che soffrono d’ansia, depressione o stress post traumatico, ma anche di ipertensione, emicranie, eczemi. Per chi conosce l’inglese, qui l’intervento da cui nasce questo post, con meditazione finale basata sul respiro.

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